L’ultimo censimento dell’agricoltura ha messo in risalto trend che sono in corso da tempo: la costante crescita dei terreni classificati agricoli ma non coltivati, la continua diminuzione del numero delle imprese agricole in Italia, con le imprese più grandi che prendono il posto delle più piccole. In questo scenario, la produzione di energia elettrica tramite impianti agrivoltaici è una soluzione vantaggiosa, destinata a prendere sempre più piede.
1. Il sesto censimento generale agricolo
Si sente spesso parlare di consumo di suolo, fenomeno che si verifica per effetto dell’attività umana, ad esempio attraverso l’edificazione di immobili e strade, che comportano la copertura del suolo con cementi ed altri materiali.
Il suolo non si considera “consumato” quando è occupato da superfici di tipo agricolo, perché l’agricoltura mantiene il suolo permeabile e vivo.
Purtroppo, non cessano di crescere nel nostro Paese le superfici agricole abbandonate, ovvero non coltivate. Le ragioni per l’abbandono del suolo agricolo sono molteplici: dal progredire incessante dell’urbanizzazione, al ritiro dall’attività da parte di molti piccoli agricoltori. Peraltro, tra i terreni agricoli abbandonati, ve ne sono molti che per le loro caratteristiche sono meno votati all’agricoltura rispetto ad altri. Ad esempio, i piccoli terreni non pianeggianti che si trovano nelle regioni montane.
In proposito, di sicuro rilievo risulta il concetto di Superficie Agricola Utilizzata (SAU), come definito nel settimo censimento generale dell’agricoltura, condotto da ISTAT nel 20211, che concerne la superficie agricola nazionale utilizzata dalle aziende agricole2.
I risultati del settimo censimento generale dell’agricoltura, diffusi nell’estate 2022 (a causa dei ritardi legati alla pandemia) hanno restituito un’immagine chiara delle evoluzioni del settore agricolo nel nostro Paese nel corso degli ultimi anni, con una generale diminuzione della SAU rispetto al rilevamento del 2010.
2. Quasi un terzo dei terreni agricoli non sono coltivati
Per quanto concerne lo sfruttamento dei terreni agricoli esistenti, i terreni abbandonati in Italia raggiungono quasi 4 milioni di ettari, coprendo quasi un terzo della superficie agricola coltivabile, che si attesta a 12 milioni di ettari.
Questo dato colpisce, se lo si confronta alla dimensione dei terreni che servirebbe occupare per soddisfare l’obiettivo nazionale di energia fotovoltaica previsto entro il 2030, che si stima in circa 30.000 ettari appena3.
Scendendo nel dettaglio dei rilevamenti statistici ISTAT, si nota che a fronte di una flessione del 2,5% della SAU (media nazionale), la tendenza non è negativa in tutte le regioni. In otto regioni infatti la quota di suolo agricolo coltivato è cresciuta, rispetto al precedente rilevamento del 2010 (Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lazio, Puglia, Sardegna). Tra le regioni in cui si registra una riduzione invece, spiccano la Toscana (-15,2%) e la Basilicata (-11,1%). Nel complesso, si osserva una riduzione minore a Nord-est (-1,7%) e a Nord-ovest (-2%), mentre le isole vedono una lieve crescita dei terreni non coltivati (+1,4%).
3. Il costante calo nel numero di aziende agricole
A ottobre 2020 risultavano attive in Italia oltre 1 milione di aziende agricole. Nell’arco dei 38 anni intercorsi dal 1982, data del terzo censimento dell’agricoltura, sono scomparse quasi due aziende agricole su tre. Negli ultimi vent’anni, il trend ha subito un’accelerazione, poiché il numero di aziende agricole si è più che dimezzato4.
Tra il 2020 e il 2010, il numero delle aziende agricole è diminuito in tutte le regioni almeno di un quinto. Fanno eccezione solo le province autonome di Bolzano (-1,1%) e Trento (-13,4%) e la Regione Lombardia (-13,7%). Nel decennio 2010 – 2020, la riduzione del numero di aziende è maggiore nel Sud (-33%) e nelle Isole (-32,4%) mentre risulta sotto la media nazionale nelle altre ripartizioni geografiche. Il calo più drastico si registra infine in Campania (-42,0%).
Passando all’utilizzo dei terreni agricoli, esso non si è trasformato in modo sostanziale nel corso degli ultimi dieci anni. I seminativi restano la forma più diffusa di utilizzo della superficie agricola, coprendo oltre la metà della SAU (57,4%). Seguono i prati permanenti e pascoli (25,0%), le legnose agrarie (17,4%) e gli orti familiari (0,1%). Occorre precisare che i soli seminativi risultano leggermente in aumento rispetto al 2010, ragionando in termini di superficie, espressa in ettari (+2,9%).
Quale effetto della progressiva e continua diminuzione delle aziende agricole attive, si registra poi un aumento della dimensione media delle aziende con SAU (+41,6%): nello specifico, sia per quelle che coltivano seminativi (+17,4%) che per le aziende attive nel legnoso agrario (+36,5%).
4. Le attività connesse e il potenziale dell’agrivoltaico
L’ultimo censimento agricolo evidenzia anche una crescita della quota di aziende che hanno diversificato la propria offerta, introducendo nuove attività affiancate a quella principale agricola.
Si tratta di attività connesse a quelle agricole, come i servizi di agriturismo - praticato dal 37,8% delle aziende con attività connesse - le attività agricole e non agricole per conto terzi (che interessano il 18,0% delle aziende con attività connesse) e la produzione di energia rinnovabile (16,8%).
In base ai dati del censimento del 2020, soltanto poco più di 65mila aziende offrono attività connesse a quelle agricole, il 5,7% delle aziende agricole attive nel 2020 (rispetto al 4,7% nel 2010).
Elevatissima la crescita della produzione di energia elettrica affiancata all’attività agricola, con una crescita nell’ultimo decennio che sfiora il 200% (+198%). Questo dato risulta destinato a crescere ulteriormente nei prossimi anni.
Lo strumento che probabilmente meglio si adatta alla produzione di energia elettrica pulita in un’azienda agricola è il fotovoltaico, e, in particolare, l’agrivoltaico.
L’agrivoltaico, o agrifotovoltaico, garantisce infatti una coesistenza pacifica e proficua tra la produzione di elettricità con pannelli fotovoltaici e l’ordinaria attività agricole. Questo avviene in primo luogo grazie al posizionamento dei pannelli, installati su pali ben più alti rispetto a quanto si osserva per il fotovoltaico a terra. Inoltre, i pali che sorreggono i pannelli vengono distanziati in modo tale che le macchine agricole ed ogni altro strumento adibito alla coltura del campo possano essere utilizzati senza alcun intralcio.
Grazie all’agrivoltaico, l’impresa può risparmiare sul proprio fabbisogno di energia elettrica, producendola internamente. Inoltre l’energia che non viene utilizzata viene immessa in rete, garantendo una rendita aggiuntiva per l’impresa.
La progressiva trasformazione del settore agricolo in Italia, con il sempre maggior sviluppo di imprese agricole più grandi e con terreni più vasti, a scapito delle più piccole, potrà favorire ulteriormente lo sviluppo degli impianti fotovoltaici, e agrivoltaici in particolare. Questi ultimi infatti si coniugano bene con terreni più grandi, che offrono maggiori spazi per l’uso promiscuo del terreno.