1. “Il fotovoltaico è inaffidabile perché non produce energia quando c’è poco sole o ci sono le nuvole”

Un impianto fotovoltaico produce energia durante tutto l’anno, ma ovviamente ne produce di più quando l’irraggiamento solare è maggiore e quindi nel periodo primaverile ed estivo. Ma la produzione energetica, seppure inferiore, continua durante tutto l’arco dell’anno, anche in presenza di una giornata minimamente soleggiata.

Inoltre, a fronte di questa produzione variabile, l’energia ottenuta e immessa nella rete può essere utilizzata in maniera più efficiente ed intelligente grazie agli ormai sempre più diffusi sistemi di storage.


2.  “Il fotovoltaico richiede più energia di quanta ne genera e inquina maggiormente nella sua produzione”

Ci sono ormai decine di analisi sulla produzione e sul bilancio energetico delle principali fonti energetiche e i risultati sono concordi: durante il loro ciclo di vita le rinnovabili generano molta più energia di quella impiegata per produrle. Inoltre, il loro impatto durante l’intero ciclo è di gran lunga inferiore di quello delle fonti fossili: confrontando i kg di CO2-eq emessi per ogni MWh prodotto, il fotovoltaico ne emette circa 5, il gas naturale 490, il petrolio 720 e il carbone 820.

Oltre all’innovazione tecnologica del settore, questa maggiore efficienza è legata sia al fatto che la quantità di energia e di materie prime necessarie per la realizzazione sono diminuite negli ultimi decenni, sia che la vita media di un pannello si è allungata di molto: pensiamo che oggi è di circa 30 anni. Tutti questi fattori rendono il bilancio energetico incredibilmente positivo.

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3.  “Il fotovoltaico inquina molto per via del suo smaltimento”

I moderni pannelli solari vengono realizzati impiegando principalmente il silicio, un materiale altamente riciclabile. Quando un impianto fotovoltaico termina la propria vita utile ci sono diversi programmi per il recupero dei materiali presenti nei pannelli che vengono poi utilizzati per ulteriori realizzazioni e si stima che circa l’80-90% dei materiali contenuti all’interno di un pannello sia riciclabile.

Questo può tradursi in un duplice vantaggio per l’ambiente: produzione di energia pulita e riciclo dei materiali esausti dell’impianto.


4.  “Il fotovoltaico occuperà gran parte dei terreni agricoli e noi ci ritroveremo a mangiare silicio”

In Italia ci sono oltre 16 milioni di ettari coltivabili e più di un quarto di questi terreni sono abbandonati (all’incirca 4 milioni di ettari). Per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030, nel nostro Paese sarebbero necessari circa 43 GW di nuove installazioni fotovoltaiche. Per generare questa potenza la superficie necessaria da adibire a fotovoltaico sarebbe di circa 56 mila ettari di superficie: questo valore, che può sembrare molto grande, corrisponde in realtà a circa un settantesimo dei terreni agricoli abbandonati.

Inoltre, dove i terreni sono già lavorati può giocare un ruolo fondamentale l’agrovoltaico. Questo sistema rappresenta un’ottima opportunità perché consente agli agricoltori di continuare a coltivare la terra beneficiando del ricavo economico aggiuntivo proveniente dal fotovoltaico.

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5.  “Il fotovoltaico produce emissioni elettromagnetiche nocive”

È necessario chiarire che un impianto fotovoltaico non ha emissioni elettromagnetiche superiori a quelle di fondo, cioè a quelle che ci sono ogni giorno in una città a causa delle emittenti radio-televisive o dei ripetitori telefonici. In confronto a questi, un pannello fotovoltaico ha praticamente zero emissioni elettromagnetiche e questo è dovuto al fatto che ogni pannello è perfettamente isolato in quanto deve resistere alle intemperie, pena la sua rottura.

6.  “Il fotovoltaico si cela dietro gli incendi sempre più frequenti

Per concludere, questa fake news è la più facile da smentire in quanto per legge (353/00) i terreni percorsi da incendi sono esclusi da ogni possibile utilizzo per i successivi 15 anni, fotovoltaico compreso.